mercoledì 15 aprile 2015

IL PENSIERO DI ALESSANDRO: a cura di Peppe Foti

Cari amici l'intervista concessa dal dott. Alessandro Marchese, evidenzia come spesso nel diario della nostra vita siamo costretti a sorbire ingiustizie e spesso veniamo stuprati dal responsi definitivi di  eventi che destabilizzano la vita stessa. Alessandro ricorda due suoi grandi amici: Giorgio Spoto, ex dipendente Sacelit, deceduto a causa di mesotelioma pleurico, istituita come "malattia professionale" contratta respirando i veleni dell'amianto; e Giuseppe Tusa vittima dell'incidente del 07/05/2013 al molo Giano nel porto di Genova. Alessandro esordisce asserendo che tra tutte le branche del diritto, il diritto del lavoro spicca poichè ritroviamo la parola lavoro in ogni nostro gesto quotidiano ed intorno a questa parola ruotano tutti gli interessi della nostra vita; il nostro ordinamento giuridico riconosce ad esso grande importanza tanto da sancire all'art. 1 della Costituzione che "L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro". Possiamo considerare questa parola come fonte di vita? Imprescindibile per ottenere tramite esso il denaro che permette il soddisfacimento dei nostri bisogni? Non sempre il lavoro è fonte di vita... spesso, troppo spesso nei nostri anni è divenuto causa di morte. L'art. 36 della Costituzione recita: "il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e alla quantità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa." Un'esistenza libera e dignitosa, quella che i lavoratori cercano di guadagnarsi giorno dopo giorno, sacrificio dopo sacrificio, senza mai essere tutelati abbastanza da questa nostra legislazione Italiana. una legislazione che non riesce a dare adeguate garanzie a chi tutti i giorni lavora per sostenere la propria famiglia.

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