sabato 25 aprile 2015

25 APRILE: Festa della Liberazione: a cura di Peppe Foti

25 aprile 1945
Il 25 aprile è ufficialmente una delle festività civili della Repubblica italiana, scelta per ricordare la fine dell’occupazione tedesca in Italia, del regime fascista e della Seconda guerra mondiale, simbolicamente indicata al 25 aprile 1945.  La data del 25 aprile venne stabilita ufficialmente nel 1949, e fu scelta convenzionalmente perché fu il giorno della liberazione da parte dei partigiani delle città di Milano e Torino, ma la guerra continuò per qualche giorno ancora, fino ai primi giorni di maggio. A guerra conclusa, un decreto legislativo del governo italiano provvisorio, datato 22 aprile 1946, dichiarò “festa nazionale” il 25 aprile, limitatamente all’anno 1946.  La scelta venne fissata in modo definitivo con la legge n. 260 del maggio 1949, presentata da Alcide De Gasperi in Senato nel settembre 1948, che stabilì che il 25 aprile sarebbe stato un giorno festivo, come le domeniche, il primo maggio o il giorno di Natale, in quanto “anniversario della liberazione”.  Il 25 aprile non è la festa della Repubblica italiana, che si celebra invece il 2 giugno (per alcuni anni, dal 1977 al 2001, fu trasformata in una festa mobile, la prima domenica di giugno): con riferimento al 2 giugno 1946, giorno in cui gli italiani votarono al referendum per scegliere tra forma di governo monarchica e repubblicana nel nuovo stato.  Oggi dopo 70 anni il presidente Mattarella ricordando la storia ha sottolineato come la democrazia non sia una conquista per sempre e che quindi bisogna lottare costantemente e severamente contro la corruzione. Un ricordo particolare a tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per renderci oggi un paese libero e democratico.

mercoledì 15 aprile 2015

IL PENSIERO DI ALESSANDRO: a cura di Peppe Foti

Cari amici l'intervista concessa dal dott. Alessandro Marchese, evidenzia come spesso nel diario della nostra vita siamo costretti a sorbire ingiustizie e spesso veniamo stuprati dal responsi definitivi di  eventi che destabilizzano la vita stessa. Alessandro ricorda due suoi grandi amici: Giorgio Spoto, ex dipendente Sacelit, deceduto a causa di mesotelioma pleurico, istituita come "malattia professionale" contratta respirando i veleni dell'amianto; e Giuseppe Tusa vittima dell'incidente del 07/05/2013 al molo Giano nel porto di Genova. Alessandro esordisce asserendo che tra tutte le branche del diritto, il diritto del lavoro spicca poichè ritroviamo la parola lavoro in ogni nostro gesto quotidiano ed intorno a questa parola ruotano tutti gli interessi della nostra vita; il nostro ordinamento giuridico riconosce ad esso grande importanza tanto da sancire all'art. 1 della Costituzione che "L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro". Possiamo considerare questa parola come fonte di vita? Imprescindibile per ottenere tramite esso il denaro che permette il soddisfacimento dei nostri bisogni? Non sempre il lavoro è fonte di vita... spesso, troppo spesso nei nostri anni è divenuto causa di morte. L'art. 36 della Costituzione recita: "il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e alla quantità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa." Un'esistenza libera e dignitosa, quella che i lavoratori cercano di guadagnarsi giorno dopo giorno, sacrificio dopo sacrificio, senza mai essere tutelati abbastanza da questa nostra legislazione Italiana. una legislazione che non riesce a dare adeguate garanzie a chi tutti i giorni lavora per sostenere la propria famiglia.

L'intervista concessa da Emanuela Panatta sul suo ultimo libro "CIVICO 33"

Civico 33 è una raccolta di monologhi di personaggi femminili accattivanti e variopinti pensati per la messa in scena teatrale.
L’arrabbiata, l’idealista, la crocerossina, l’alternativa, la precaria, l’innamorata, la golosa e l’arrivista fanno di Civico 33 un crocevia dell’universo femminile in cui le donne si raccontano in chiave tragicomica.
Piccoli episodi di quotidianità da uno, mille e centomila, legati da un quesito esistenziale comune:
Se è vero che la donna è arrivata da una costola dell’uomo, perché siamo noi a doverci rompere sempre le ossa per loro? (Claudio Lavanga nella prefazione)
Quasi tutte si lamentano della precarietà dell’amore, e del lavoro.
Si sentono incomprese, abbandonate e disilluse, ma non hanno perso la voglia di lottare. I loro sfoghi sono filippiche isteriche alternate con barlumi di ottimismo.
Gli uomini hanno smesso da tempo di essere cavalieri. Dopo aver rinunciato al sogno di una vita in due, si ritrovano a dover convivere con se stesse, con i loro fallimenti, le loro paure e le loro speranze.


Emanuela Panatta

... da bambina non giocavo con le bambole
mi divertivo con le macchinine, i puzzle e i lego.
Sognavo di girare il mondo con il mio camper.
La prima parola che lessi fu Esclamò! sfogliando ‘Topolino’
...guardavo le nuvole, parlavo da sola per ore
e di nascosto indossavo i tacchi a spillo di mia madre....
Ad arricchire la raccolta di monologhi, l'introduzione di Alessandro Gatta, l'immagine realizzata da Cruel, la copertina creata da Gorial, il supporto dell' associazione Empatia Donne e il contributo di amici che hanno lasciato un pensiero sull'universo femminile tra i quali: Anna Valle, Rocco Ciarmoli (Il Gigolò) Giorgia Trasselli, Ignazio Oliva, Marco Joseph Trombin, Simone Gerace, Giulio Stasi, Cristiano Di Calisto, Elena Ballerini, Pamela Petrarolo, Francesca Ceci, Barbara Bonanni, etc...
L'autrice di questo libro, innovativo, sotto traccia mostra come la donna di oggi rappresenti tutti gli opposti rappresentabili, dal bene al male, dal freddo al caldo, dal bianco al nero, dalla paura all'amore.... e ciò è la conseguenza e la consapevolezza di essere stata in un retaggio storico, per troppi anni, vittima dell'uomo.
In questo libro, le protagoniste si raccontano in prima persona dando sfogo al loro 'monologo interno' come un fiume in piena, si lamentano, sono critiche e vendicative, strumentalizzano l'uomo, e quindi per certi versi è anche più facile lasciare invece di costruire, è più confortante esporre frasi come: 
"Gli uomini hanno smesso da tempo di essere cavalieri".

In un'intervista concessa qualche tempo fa, Emanuela Panatta, citava frasi di un diario di qualche anno orsono: "Osserva una donna, prova a leggere nei suoi occhi, gli emisferi s'intrecciano. Non parlare. Ascolta. Respira con lei in silenzio. Offri la tua mano, lei sceglierà se portarti con se. Non ferirla, piuttosto lasciala andare con onestà. Tu sei l'Uomo. Noi negli anni, abbiamo solo voluto rivendicare  i nostri diritti di Donna".

Una chiara lettura dell'essere donna. Questo libro facile da leggere in un paio d'ore, rappresenta un esordio innovativo, che va incontro alle nuove tendenze e alle nuove tecnologie, in un'epoca in cui ormai si fa tutto con il proprio smarthphone o cellulare


domenica 12 aprile 2015

La candidata BARBARA LA ROSA: Sfido i candidati sul balcone

Milazzo, 11 aprile 2015 - Ieri sera in piazza Caio Duilio di Milazzo la candidata a sindaco Barbara La Rosa durante il comizio, ha lanciato un chiaro messaggio alla cittadinanza. Supportata dalla sua squadra, ha delineato gli aspetti prioritari che hanno portato Milazzo nel corso degli ultimi anni al palese fallimento. "E' una scelta forte fare politica qui, ma dopo le esperienze fatte a Torino e Roma, mi sento pronta. Qui siamo tutti giovani e abbiamo studiato per poter lavorare bene". Barbara La Rosa ha continuato ammonendo le classi politiche del passato, incapaci di garantire il minimo indispensabile, incapaci di programmare una politica di sviluppo. "Che la citta' sia stata amministrata male negli ultimi 20 anni, e' sotto gli occhi di tutti: dall'erosione di Vaccarella al litorale completamente abbandonato di Ponente; dalla stazione che non e' degna di essere chiamata tale all'assenza di mezzi pubblici, dalla mancata revisione del sistema di raccolte acque nella zona della Piana, alle strutture abbandonate. "Sappiamo che sono stati fatti molti programmi elettorali, in questi anni, ma nessuno ha garantito mai una speranza per gli innumerevoli disoccupati. La politica ci ha fatto pensare che chiedere posti di lavoro fosse come la richiesta di un favore, ma così non è. Il lavoro è un diritto per la dignità di chi lo svolge. Ed un buon sindaco deve portare avanti una politica di sviluppo che i posti di lavoro li crei di conseguenza. Bastava ad esempio accedere ai cantieri di servizi per ovviare a questa inaccettabile realtà, visto che non si trattava di una mancanza di fondi, bensì di una palese volontà da parte delle istituzioni locali, perchè è molto più semplice tenere la popolazione in uno stato di bisogno, che creare una vera e propria prospettiva. Il tesoretto comunale, oggi lo avremmo adoperato per il sostentamento delle famiglia e delle persone bisognose. Nei cantieri aperti, invece, avremmo fatto lavorare le ditte di locali e non quelle esterne. Qui a Milazzo, abbiamo perso già troppo tempo, oltre che il Tribunale, l'Agenzia delle Entrate, le storiche aziende e a breve anche l'autorità portuale di Messina. Di cosa dobbiamo ancora essere privati? Il sindaco oggi deve essere il maggior sponsor della città, in grado di attirare l'attenzione di investitori e turisti. Noi non dobbiamo e non possiamo essere succubi dell'Europa, ma dobbiamo trarne profitti e fondi per rilanciare la città: investimenti sulle infrastrutture, per il recupero degli edifici abbandonati; sulla pesca; fondi per lo sviluppo rurale ed il rilancio dell'agricoltura; per il sostegno delle piccole e medie  imprese; per il risparmio energetico, con cui si possono ristrutturare le scuole e si possono rifare gli impianti di depurazione e del sistema della raccolta delle acque; creazione della "Città dello Sport"; della Casa della Cultura; costruzione di Alberghi e condomini Sociali, di parchi canili, di centri diurni per accogliere persone con disabilità. La Sicilia non riesce a spendere tutti i fondi Europei, quindi anche a Milazzo dobbiamo cogliere questa opportunita'. Qui pero' non c'è mai stato nessuno con le "palle" in grado di presentare un piano di programmazione per la città e progetti concreti finanziabili. Quindi cittadini, uniamoci per "Ridisegnare Milazzo" e per tornare a far sognare i nostri giovani" - ha proseguito Barbara La Rosa.

"La politica devono farla solo le persone libere di dire no e non ricattabili. E noi siamo liberi e siamo l'unico partito organizzato per dare risposte concrete ai cittadini. Siamo onesti e al contempo grintosi. Seppur giovani abbiamo esperienza politica di oltre 15 anni. Per chi ci vede deboli perche' siamo indipendenti e non accettiamo compromessi, dico che vogliamo restare deboli ma liberi da ricatti. Perchè votare chi ha già fallito negli anni passati? Dicono che facevano le sfide sui balconi nei comuni limitrofi. Sfiderò tutti i candidati su un balcone per sapere quali sono le loro risposte a queste domande".

Vogliamo inoltre smentire le voci di un nostro ritiro della candidatura. Andiamo avanti con orgoglio e coraggio. Chiara anche la posizione sulla Ram, e sulla questione ambientale: "Io sono dalla parte dei lavoratori. Ne corso degli anni la politica ha azzerato tutto per lasciare come unica fonte la raffineria. Dobbiamo creare prima un'alternativa in grado di garantire nuove possibilità, in primis ai milazzesi. Un buon sindaco che si rispetti deve far rispettare all'industria il principio Europeo del "Chi inquina, deve pagare", verificare che si lavori in sicurezza e garantire il rispetto ambientale e la riqualificazione delle zone industriali di milazzo e della zone limitrofe attraverso le bonifiche ottenute con i fondi regionali. Precauzione, prevenzione e revisione delle AIA. Sul palco insieme a Barbara La Rosa, oltre all'Onorevole e Coordinatore Provinciale del PSI Maurizio Ballistreri e Amedeo Gitto responsabile PSI della zona Tirrenica i componenti della Squadra socialista Milazzese: Giuseppe Foti, Francesco Imbesi, Giuseppe Curcuruto, Daniele Maio, Antonino Sofia, Felice Mancuso, Giuseppe Mondello, Salvatore Torre, La Mattina Luciano, Sergente Maria Grazia e Carmelo Pagano. Preziosi sul palco anche gli interventi di Giuseppe Foti e dell'on. Maurizio Ballistreri. Giuseppe Foti: "Siamo ad oggi l'unica realtà politica sul territorio, con un'identità ben precisa a proporre un linguaggio politico differente, basato sull'ascolto e sulla chiarezza. Abbiamo una squadra socialista forte, giovane e qualitativa che insieme a Barbara nel corso di questi mesi ha delineato programmi essenziali per far rinascere Milazzo. Abbiamo un partito forte alle spalle che ci sostiene a differenza delle altre identità politiche locali. Siamo aperti al dialogo, ma non scendiamo a compromessi, ne con la cittadinanza, ne con le altre forze politiche, il nostro obiettivo prioritario è ottenere la fiducia lvorando sul territorio.". On. Maurizio Ballistreri: "Abbiamo deciso di scendere da subito in campo, introducendo un elemento di chiarezza nella stagnante panorama della politica Milazzese, un panorama fatto di compromessi, nebuloso, un panorama nel quale non si sa per alcuni partiti chi avrà il simbolo. Una condizione in cui le persone non conoscono i programmi, gli schieramenti, qual'è politica sociale, economica e istituzionale di questo territorio. Noi faremo un'operazione trasparenza presentando un programma che è in linea con la storia e con la tradizione del partito più antico di questo paese il PSI".

giovedì 2 aprile 2015

Le nostre strade e le nostre piazze: a cura di Peppe Foti

Cari amici vorrei porvi all'attenzione odierna un tema che ammonisce il profilo della  nostra Milazzo: i decori artistici dei nostri amici a quattro zampe. E' quasi impossibile percorrere le vie E. Cosenz, Tenente Minniti, Colonnello Bertè, le piazze Marconi, Nastasi e San Papino senza incorrere in addobbi appariscenti. Sembra un susseguirsi di stazioni che rendono vomitevole e imbarazzante la passeggiata del Milazzese o del turista. Accorato dalla squallida cornice che presenta Milazzo, mi chiedo: ma è così difficile risolvere un problema a Milazzo? E'così difficile attivarsi coscienziosamente in opere risolutive? E' possibile archiviare per una volta sterili discussioni, giochi politici e pura demagogia  e prendersi cura della nostra storia e della nostra cultura? Basterebbe impegno, collaborazione, amore per la propria terra, buon senso e necessari ammonimenti anche con sanzioni; non possiamo continuare ad affossare le speranze di chi vuol bene Milazzo e pretendere che il destino ci sia amico..... cambiamo pagina.

mercoledì 1 aprile 2015

NASPI e DIS-COLL i nuovi ammortizzatori sociali: a cura di Peppe Foti

Il 20 febbraio 2015 il Consiglio Dei Ministri  ha approvato in via definitiva il decreto legislativo sulla NASPI, destinata dal governo a coloro che hanno perso involontariamente il lavoro. Questa nuova indennità di disoccupazione (Nuova Prestazione di Assicurazione Sociale per l'Impiego) insieme alla DIS-COLL non producono effetti retroattivi. Chi perde il lavoro e ha almeno 13 settimane di contrib uzione negli ultimi 4 anni avrà diritto ad un sussidio pari alla metà delle settimane per le quali si sono versati contributi. La durata massima della NASPI sale a 24 mesi nel 2015 e 2016; 18 mesi poi nel 2017. Rimangono esclusi dall'indennità i dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni e gli operai agricoli a tempo determinato o indeterminato. Per quanto riguarda l'importo mensile dell'indennità, esso viene calcolato dividendo il totale delle retribuzioni imponibili ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni per il numero di settimane di contribuzione. Il quoziente viene poi moltiplicato per il numero 4,33. La riforma approvata dall'esecutivo del governo, prevede anche la nascita dell'indennità di disoccupazione DIS-COLL destinata ai CO.CO.CO. con o senza modalità a progetto e la sostituzione dell'articolo 17 relativo al contratto di ricollocazione. In attesa del riordino delle forme contrattuali, essa viene introdotta in via sperimentale per il 2015. E' per i collaboratori coordinati e continuativi e anche a progetto che perdono il lavoro: presuppone tre mesi di contribuzione nel periodo che va dal primo gennaio dell'anno precedente la disoccupazione. La durata dell'indennità non può superare i 6 mesi e anche in questo caso è condizionata alla partecipazione ad iniziative di politiche attive.